sabato 1 novembre 2014

Breakable (Contours of the Heart #2) di Tammara Webber, estratto in anteprima

Buongiorno amici lettori e buona festa dei Santi a tutti!!!! Come state?
 
Oggi ho un'altra sorpresa per voi, o per le amanti della serie "Contours of the Heart" di Tammara Webber.
Come saprete, il 6 maggio 2014 è uscito in tutte le librerie americane l'attesissimo seguito di Easy, Breakable. Il romanzo "Easy", narrato dal punto di vista di Landon Lucas Maxfield. In Italia non si sa ancora se verrà pubblicato, o se la casa editrice Leggereditore ha già acquistato i diritti d'autore, ma nel frattempo che si scopra qualcosa mi sono permessa di tradurre il primo capitolo del romanzo. Spero che la cosa possa farvi piacere! Detto questo vi auguro una buona giornata e BUONA LETTURA! ;)
Ps: non mancate di dirmi come avete trovato l'estratto e se vi sono errori di battitura.
Ciao Ciao
Ilaria
 
Titolo: Breakable
Autore: Tammara Webber
Editore: Penguin Berkley
Serie: Contours of the Heart #2
Data di uscita: 6 maggio 2014 U.S.A
Pagine: 361
 
Trama:
 
Lui era perso e solo. Lei l'ha trovato.
E il futuro sembra più fragile che mai.
Come un bambino,  Landon Lucas Maxfiel credeva che la sua vita fosse perfetta e attendeva un futuro pieno di promesse - fino a quando la tragedia distrusse la sua famiglia e lo fece dubitare di tutto ciò in cui aveva sempre creduto.
Voleva lasciarsi il passato alle spalle. Quando incontrò Jacqueline Wallace il desiderio di essere l'uomo di cui lei aveva bisogno, veniva così facile...
Così facile come potrebbe esserlo un uomo che ha imparato che l'anima è fragile e che tutto ciò in cui sperava poteva essere strappato via in un baleno.
 
 

Estratto

CAPITOLO 1

LANDON

Otto anni fa

Mi svegliai con un sobbalzo, urlando.
"Infermiera!" Qualcuno gridò. "Infermiera!"
Un volto si chinò su di me. Cindy Heller, la miglior amica di mamma. "Landon,tesoro – va tutto bene. Sei al sicuro. Shh, sei al sicuro". Sicuro? Dove? Sentii le sue fredde dita sul braccio e cercai di mettere a fuoco i suoi occhi arrossati pieni di lacrime. Lei si morse il labbro inferiore con forza, che era incolore e tremante. Il suo viso era contratto, come un pezzo di carta lisciato dopo essere stato appallottolato forte. Suo marito Charles apparve accanto a lei, fece scivolare un braccio dietro alla sua schiena per avvicinarla a sè e stringerla. Lei si accasciò contro di lui, come se potesse ribaltarsi senza il suo sostegno. Il dorso della sua mano era caldo nella mia, prima di stringermela. "Sei al sicuro figliolo. Tuo padre è per strada." La sua voce era rauca e i suoi occhi erano rossi, troppo. "Sarà qui presto." Un'infermiera si materializzò sull'altro lato del letto con un enorme siringa, ma prima che potessi allontanarmi, lei attaccò un sacchetto sopra un supporto di metallo, non nel mio braccio. Il cavo chiaro si estese dal fondo del sacchetto facendo una curva verso il basso. Sapevo che era attaccato a me quando sentii tutto quello che iniettò nel mio braccio, come se fossi stato colpito da una pistola tranquillante.
Pistola.
Mamma.
"Mamma" Dissi, ma la mia bocca non collaborò e cercai di mantenere gli occhi chiusi. "Mamma! Mamma!" Cindy non riusciva a mordere il labbro secco abbastanza da soffocare il singhiocco che le sfuggì. Le lacrime strariparono e le rigarono le guance. Non potei sentire più il suo tocco, si girò verso il marito e si strinse al suo petto, mentre le mani volavano a coprire la bocca – troppo tardi per attutire un altro singhiozzo. La pressione della mano di Charles sulla mia diminuiva a poco a poco mentre tutto si offuscava. "Landon, dormi ora. Tuo padre sarà qui al più presto. Sono qui. Non me ne vado." Il suo volto divenne sempre meno distinto, fino a dissolversi del tutto, e non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Mamma! Gridai il suo nome nella mia testa, mamma! Mamma... Mamma.. Ma io già sapevo che non sarebbe riuscita a sentirmi, anche se la mia voce era più forte di un motore a reazione.
 
LUCAS
 
In un'aula universitaria di 189 studenti, è insolito per uno di loro distinguersi il primo giorno, ma non incredibile. Quando uno si separa dal banco così presto, generalmente è la causa di qualcosa di negativo. Come fare stupide domande. Oppure parlare durante la lezione – e scampare dall'occhio diabolico del professore. Profumare troppo. Russare forte. O la mia personale maledizione: essere un'idiota trendy. Quindi non fui troppo sorpreso quando venni a conoscenza di un tale ragazzo durante la prima settimana del semestre autunnale. Tipico studente immaturo, più popolare della sua scuola - in cerca di adulatori. Ancora in attesa di trovarli. Un ragazzo dell'associazione studentesca maschile. Abbigliamento casual, ma benestante, costoso taglio di capelli, smagliante sorriso, denti perfetti e come accessorio una ragazza carina. Probabilmente studente di economia, scienze politica o finanza. Mi ha infastidico a vista. Un mio pregiudizio, certo, ma la mia opinione non contava. Ha prestato attenzioni in classe e ha posto domande competenti, quindi era improbabile che avesse bisogno di tutoraggio, anche se questo non gli impediva di presentarsi alle sezioni di studio che organizzavo per il dottor Heller, tre volte a settimana. Spesso gli studenti più brillanti costituivano la maggior parte del gruppo.
Il primo semestre feci un' istruzione supplementare – lo scorso autunno prestai attenzione durante le lezione di Heller. E presi una A in classe, ma è passato un anno da quando lo presi e l'economia non è un campo stagnante. Non volevo che uno studente mi facesse una domanda nel bel mezzo di una sezione di tutoraggio e che io non sapessi rispondere.
Con il terzo semestre – la mia quarta seduta con la classe – non avevo bisogno di essere lì, ma partecipare alla lezione faceva parte del tutoraggio ed era facile ottenere il denaro. Quindi mi sedetti annoiato, in ultima fila, lavorando sui compiti da assegnare al mio corso di livello senior, delignando e creando idee, mantenendo un orecchio sulla lezione per sapere che cosa dovevo affrontare durante la mia sessione, e ignorando risolutamente la mia inutile antipatia per il presuntuoso studente del secondo anno seduto in centro alla classe con la sua ragazza accessorio.
Ma alla fine di quella prima settimana, la mia attenzione venne catturata da lei. Fin da bambino, disegnare era un diversivo confortante, e a volte una fuga. Mia madre era un'artista, e non so se lei scorse la mia naturale attidudine per esso o se fu un'abilità appresa per i suoi incoraggiamenti o il sacco di pratica che feci. Tutto quello che so e che fin da quando avevo cinque o sei anni, la carta e la matita erano il mio modo di rapportarmi al mondo. La mia personale forma di mediazione. Una volta che iniziai il college, la maggior parte dei miei disegni divennero meccanici o architettonici di natura – probabilmente inevitabile, dati i miei studi in ingegneria meccanica. Ma anche nel mio tempo libero, raramente abbozzavo corpi o volti. Avevo poca voglia di farlo.
Finchè non la vidi. Entare e uscire dalla classe, con il suo fidanzato che le teneva la mano. Ma era come se tenesse tra la mano del piombo e non la mano della ragazza a cui teneva. Prima della lezione parlava di calcio, politica, musica e di attività ed eventi sociali organizzati dalla sua associazione universitaria o di un imminente festa organizzata per altri ragazzi come lui o per quei ragazzi che volevano essere come lui. Le ragazze vicine gli lanciavano degli sguardi che lui finse di ignorare. In qualche modo, mentre era concentrato su tutto e tutti quelli intorno a lui, tranne lei, io improvvisamente non potevo vedere nient'altro. Era bella certo, ma in un'università con tremila studenti, era appena affascinante. Se non fosse per la mia iniziale antipatia nei confronti del suo ragazzo, probabilmente non l'avrei notata affatto. Una volta resomi conto di quanto spesso il mio sguardo si posava su di lei, combattei consapevolmente quell'inclinazione, ma inutilmente. Non c'era niente di intressante nella stanza come quella ragazza. Quello che mi affascinò per primo e soprattutto furono le sue mani. In particolare le sue dita. In classe, si sedeva acconto a lui, indossava un sorriso disinvolto, a volte conversava tranquillamente con lui o con altri nelle vicinanze. Non sembrava infelice, ma i suoi occhi erano quasi vacui, a volte, come se con la mente fosse altrove. In quei momenti, però, le sue mani – le sue dita – si muovevano.
In un primo momento pensai che aveva un'abitudine nervosa, come la figlia di Heller, Carlie, che non aveva mai smesso di muoversi dal giorno in cui nacque. Carlie tamburellava sempre con le unghie o il piede, dondolava la gamba, o parlava. L'unica volta che l'ho vista stare calma era mentre accarezzava Francis, il mio gatto.
Questa ragazza però, non stava tanburellando senza sosta le sue unghie. Il suo movimento era metodico. Sincronizzato.
Sedevo alla sua sinista, abbastanza lontano per studiare il suo profilo, vidi il suo mento muoversi, così sottilmente che era quasi un movimento impercettibile – e ad un certo punto mi resi conto che quando il suo sguardo si faceva vacuo e le sue dita si muovevano, lei sentiva la musica. Suonava della musica. Era la cosa più magica che mai avessi visto fare a nessun'altro.
 
Secondo le indicazioni di Heller – ricevute con il resto dei materiali di tutoraggio per il semestre – il nome dell'idiota era Kannedy, supponendo che stessi leggendo correttamente il ghirigoro della sua calligrafia. Seduto sul divano del mio appartamento, leggendo le indicazioni, mormorai "Col cazzo", quando lessi il nome, ordinatamente stampato accanto: Jackie.
Jackie e Kannedy?
Lui non poteva stare insieme a lei a causa del suo nome. Nessuno poteva essere così superficiale. Ripensai a questa mattina dopo la fine della lezione. Lui le aveva consegnato i suoi compiti e le aveva detto: "Ehi, piccola – ti dispiace consegnarli insieme ai tuoi? Grazie." Lanciandole uno smaliante sorriso, si era voltato per continuare un certo dibattito su ciò che dovrebbe o non dovrebbe essere considerato uno scherzo alle matricole mentre lei posava i fogli sui suoi, roteando gli occhi mentre si incamminava per le scale verso la parte anteriore dell'aula. Già. Lui poteva essere assolutamente superficiale.
Toccai il suo nome. Ogni lettera che aveva scritto era arrotondata, femminile. Anche la "i" aveva una leggera curva e poi una piccola coda. Il puntino della "i" era un punto, però. Non un cerchio aperto. Non un piccolo cuore. E c'era la sua alzata degli occhi dopo il "Ehi piccola" del suo ragazzo. Forse lei non era stata irrimediabilmente catturata nella sua rete. Ma a che diavolo stavo pensando? Questa ragazza era una studentessa del mio corso di tutoraggio. Lei era offlimits, almeno per il restante semestre. Che era un tempo maledettamente lungo, considerando che fossimo appena entrati nella seconda settimana di lezione. E a parte il fatto che non potessi toccarla se fosse stata disponibile... lei non era disponibile.
Mi chiedevo da quanto tempo stessero insieme. Erano entrambi studenti del secondo anno, secondo il foglio. Nel peggiore dei casi, quindi: stavano insieme da un anno. Così feci quello che qualsiasi stalker farebbe. Ho guardato on-line e trovai un profilo privato. Dannazione. Ma quello di lui era pubblico. Kennedy Moore. Impegnato in una relazione con Jackie Wallace. Non c'era elencato nessun anniversario, ma c'erano dei tag con le foto di lei – non solo dello scorso anno, ma di quello prima ancora di questo. Scorsi la pagina a ritroso, mentre piano piano mi incazzavo per nessuna buona ragione.
L'estate prima del college. Il diploma di scuola superiore. Il ballo studentesco. Scii durante le vacanze di primavera. Una festa a sorpresa per il suo diciottesimo compleanno. Il primo piano di un'orchestra con più artisti rispetto al numero degli studenti della mia scuola superiore. Un primo piano di lei con indosso un abito da orchestra con un cappello di Babbo Natale – ma non vi era nessuno strumento tra le sue mani, quindi non era sicuro di quello che avevo visto. Il Giorno del Ringraziamento con la sua famiglia. Loro due in sella ad un cavallo, che facevano un giro insieme agli amici appena fuori la scuola superiore, che aveva tutta l'aria di essere un quartiere danaroso. L'estate prima della rottura. Il ballo delle medie. E ancora un altro Natale. La prima foto di lei con lui scattata il giorno di Carnevale quasi tre anni fa.
Erano stati insieme tre anni. Tre anni. Non riuscivo nemmeno ad assordire la mia mente intorno a questo pensiero.
Un miagolio alla mia porta mi segnalò il ritorno di Fancis, distogliendomi dai miei pensieri, salito fin qui per cenare e dormire. Come ogni buon compagno domestico, misi da parte il computer portatile e andai ad aprirgli. Quando aprii la porta, si sedette sul tappetto, leccandosi una zampa. "Andiamo, allora" dissi. "Non ho intenzione di congelarmi."
Alzò le spalle stando sulle quattro zampe, si allungò indolente e schizzò nell'appartamente come feci per chiudergli la porta in faccia. Poco prima dello scatto della serratura, sentii, "Lucas!" E riaprì la porta. Carlie era a metà della scala di legno che portava al mio appartamento, sopra al garage di Hellers. Era tardi. Aveva sviluppato una cotta insopportabile nei miei confronti la scorsa primavera, che pensavo fosse finita mesi fa, dopo aver fatto finta di non notare i suoi sguardi prolungati e le eccessive risatine. La conoscevo da quando è nata, lei e i suoi fratelli erano cugine per me o fratelli, considerato che non ne avessi neanche uno. Lei era anche cinque anni più giovane di me – una ragazzina, davvero. L'ultima cosa che volevo fare era ferirla.
Mi sono spostato completamente sulla porta. "Ehi, Carlei. Non dovresti essere a letto?" Lei arriciò il naso e si accigliò, offesa. "Ho sedici anni, non sei. Cavolo." Quando arrivò all'ultimo gradino e si mosse nel semicerchio di luce sopra il piccolo pianerottolo, notai che aveva una teglia in mano. "Ho fatto i biscotti. Ho pensato che protresti volerne un pò." "Grande. Grazie." Presi la piastra, ma non si mosse per tornare nell'appartamento. Incrociò un piede e mise le mani nelle tasche posteriori dei suoi pantaloncini. "Lucas?"
"Sì?" Dissi, pensando oh, merda. "Sei mai stato... hai una fidanzata? O ne hai una, ma semplicemente non l'hai mai portata qui? O c'è, lo sai, qualcos'altro, che non sei ancora pronto a rivelare..." Ingoiai una risata. "Sei sei qui per chiedermi se ho bisogno di uscire allo scoperto – la risposta è no. L'avrei fatto molto tempo fa." A tale questione era, stranamente, molto facile a cui rispondere tra l'altro. "Ho pensato, che l'avresti fatto. Volevo dire solo, che sei un tipo a cui non dispiace essere controverso." Inarcai un sopracciglio. "A causa dell'anello al labbro?" Lei annuì. "E i tatuaggi." I suoi occhi si spalancarono quando si rese conto di quello che aveva appena detto. "Vogli dire – ovviamnete hai le tue ragioni per quelli. La maggior parte di loro.." Chiuse gli occhi. "Dio, sono così stupida. Mi dispiace."
"Va tutto bene, Carlie. Nessun problema." I miei denti raschiarono sopra l'anello di metallo filettato sul mio labbro inferiore, mentre lottavo per impedire agli occhi di posarsi sui tatuaggi intorno ai polsi. "Grazie per i biscotti." Lei tirò un sospiro. "Sì. Nessun problema. Buonanotte, Lucas." Una volta scongiurata la domanda sulla fidanzata, sospirai, anche. "Buonanotte." Carlie è stata l'unica Heller che non ha mai avuto problemi a ricordarsi di chiamarmi Lucas. Quando uscii di casa per il college tre anni fa, volli cambiare tutto, a partire dal mio nome. Mia mamma mi aveva dato il suo nome da nubile - Lucas - come secondo nome. Supponevo, che un sacco di persone usassero il loro secondo nome, e tra l'altro – non vi era bisogno di richiedere nessun procedimento legale per usarlo. Mio padre si rifiutò di chiamarmi Lucas, ma il nome con il quale aveva scelto di chiamarmi non importava. Io non vivevo quasi più con lui, e quando andavo a casa, parlavamo a malapena. I genitori di Carlie e entrambi i suoi fratelli ricordavano questa cosa sporadicalmente – ma ci provavano. Sapevo che mi avevano chiamato Landon per oltre diciott'anni, dopo tutto, per questo di solito lasciavo correre senza correggerli. Vecchie abitudini, bla, bla.
Da quel momento in poi, però, ero Lucas per qualunque nuova conoscenza. Volevo far sparire Landon per sempre. Inesistente. Avrei dovuto saperlo che non sarebbe stato così facile.

2 commenti:

  1. Ho un pessimo ricordo di Easy, l'ho trovato proprio brutto brutto :/ Non ho neanche scritto la recensione da quanto poco mi aveva lasciato.. Non sapevo ci fosse un seguito, ma sinceramente non sopporto i libri che raccontano di nuovo la stessa storia da un punto di vista diverso aggiungendo ben poco. Credo che non lo leggerò proprio :/

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    1. Ciao Vanessa, anche io ho trovato Easy piuttosto bruttino, forse perché ho intrapreso la lettura del romanzo dopo essermi divorata dei NA meravigliosi. Per quanto riguarda i romanzi narrati dal punto di vista maschile, non mi entusiasmano come il libro volume, ma è bello scoprire i pensieri e i ragionamenti dell'altra persona. I libri migliori sono quelli dove si alterna il punto di vista di entrambi, come "Oltre i limiti"!
      Ila

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